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Il nome dell’incontro CODICE GENESI viene da un incontro fatto tempo fa davanti al duomo di Modena. Insieme abbiamo visto alcuni codici che ci sono dietro alle sculture di Wiligelmo. Stasera non parleremo di questo. Prenderemo solo in considerazione un codice di queste sculture, in particolare il codice della prima scena del primo pannello. È conosciuta come la mandorla di luce, ma dal punto di vista geometrico cos’è una mandorla? Sono due circonferenze intersecate. Questo codice, simbolo ha molti significati: individua una visione dualistica della vita. Infatti, può rappresentare il bene e il male, collegandoci così con la sezione della mela dell’albero della conoscenza del bene e del male, quindi anche allo jng e jang. Possono essere due fedi nuziali intersecate e quindi indicare marito e moglie, simbolo ripreso infatti anche dall’architetto Carlo Scarpa nel suo memoriale Brion. Nelle sculture di Wiligelmo rappresentano due angeli che hanno segnato la storia dell’uomo.

Ma in realtà questo simbolo si inserisce in maniera sorprendente nelle prime righe del libro della genesi. In sostanza ci sono delle nette dicotomie: cielo e terra, luce e tenebre, le acque sopra e sotto il firmamento, terra e mare. Ma c’è una evoluzione di questo codice nella prima riga. “In principio Dio creò il cielo e la terra” e Rodchenko, un artista russo della corrente del costruttivismo nel 1918 realizzò un’opera dal nome “Composizione non oggettiva n.61” che rappresenta in maniera interessante l’inizio della genesi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Noi poi l’abbiamo evoluta nel linguaggio neoplastico detto comunemente de stijl, ovvero nel linguaggio che utilizzò il pittore olandese Piet Mondrian che è un pilastro di questo percorso Ada e presente con una sua profezia nel manifesto di ADA stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa composizione molto semplice utilizza i tre colori primari affinché passi il messaggio che da questi tre colori si generano tutti gli altri e quindi la creazione. La terra è legata al colore del sangue e della passione ed è una sfera all’interno di un cerchio blu che rappresenta il cielo. Mentre tutto è su sfondo giallo che è legato al divino e anche alla luce che è la protagonista anche di questo incontro.

Infatti, la terza frase della genesi in cui c’è scritto “Dio disse -sia Luce- e luce fu. Ecco questo atto è descritto al meglio dall’opera “Sfera Grande” dello scultore Pomodoro. Su questa opera abbiamo scritto un commento che vorremmo leggervi. Si trova sempre nel sito di Rimadobe sezione arte “terra primordiale”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La luce la vogliamo vedere quindi come una scossa primordiale che generò tutto. Una situazione primordiali in cui tutta la massa era concentrata in un punto è sostenuta dalla teoria del big ben che deriva dalla relatività generale di Einstein pubblicata sempre in quei famosi anni 10 del 900. Questa teoria è ancora valida come descrizione dell’inizio dell’universo che grazie ad Hubble abbiamo osservato che è in continua espansione e più ci allontaniamo più la velocità è elevata. Il concetto di universo finito ma illimitato (o senza confini) è una delle idee più affascinanti e controintuitive della cosmologia moderna, resa possibile dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein. Un universo finito ma illimitato descrive una geometria spaziale chiusa e finita, ma senza confini, come la superficie di una sfera, anche se a noi ci piace pensare che sia un toroide ovvero il solido di cui il simbolo visto all’inizio è una sezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo spazio è un concetto che è stato in continua evoluzione nella storia. Coscienti di essere degli esseri tridimensionali, dato che ci muoviamo nelle tre direzioni, abbiamo sperimentato come sia determinante la quarta dimensione che è il tempo con Einstein. Noi percepiamo il tempo come un elemento determinato, ma è relativo, si curva come la nostra terra che credevamo piatta solo perché percepiamo piatto il pianeta terra. In particolare, nei primi secoli lo spazio era inteso come un punto, come erano le città stato mesopotamiche, poi il concetto di linea quindi lo sviluppo monodimensionale nello spazio l’abbiamo scoperto con la civiltà egiziana grazie all’importanza del Nilo. Con i romani abbiamo sviluppato la bidimensionalità dello spazio in quanto per questa civiltà erano importante le infrastrutture di collegamento fra le città come strade e acquedotti. La stessa replicabilità del castro romano era un marchio di fabbrica estendibile in un piano. La visione piatta dello spazio rimarrà per molto tempo. Molti crederanno ancora la terra piatta anche se molti sapevano già una sfera. Poi nello stesso periodo in cui è stata scoperta l’America e quindi che la terra è sferica, l’architetto italiano Brunelleschi scopre dal punto di vista tecnico la prospettiva e l’architetto sempre italiano Alberti la teorizza. Siamo nel pieno rinascimento. L’uomo diventa padrone della terza dimensione, che prima era solo abbozzata tramite lo scorcio. Agli inizi del 900 il fisico Einstein intuisce la quarta dimensione. Ma quante dimensioni ci sono in totale veramente? La teoria affascinante delle stringhe che cerca di unire i due mondi della relatività e della meccanica quantistica individua 10 dimensioni. Tale teoria propone che l'universo abbia 10 dimensioni (nove spaziali e una temporale) anziché le quattro che percepiamo (tre spaziali e una temporale). 10 sono le dimensioni come le cifre che compongono i nostri numeri che vanno dallo 0 al 9. Abbiamo parlato di genesi, dell’inizio della creazione, adesso vogliamo parlarvi di altri inizi, quello dei numeri.

Non potevamo che iniziare dai numeri, in quanto sono le lettere dell’alfabeto che utilizza l’universo per parlare con noi. Ogni volta che abbiamo associato questi simboli numerici e la geometria ad una disciplina umanistica siamo riusciti a trasformarla in una materia scientifica. I simboli numerici originari non sono altro che delle frammentazioni di un unico grande disegno che si presuppone sia stato visualizzato anticamente nell’area del Tibet attraverso un viaggio astrale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.1 disegno generale dei simboli numerici originari

Questo disegno è abbastanza complesso. Passo dopo passo riusciremo a decifrarlo al meglio. Esso è composto prevalentemente da due disegni-simboli come un Kanji giapponese. Il primo, indicato in rosso, è chiamata “la Cometa” ed è composto da linee rettilinee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.2 la cometa, i primi 4 numeri, il primo tempo

 

Si può dire che segue lo schema di scrittura giapponese chiamato “katakana”. La cometa si genera da una piccola circonferenza che funge da principio di tutto e per buona parte dello sviluppo della cometa a 45° è una proiezione della circonferenza stessa. Se si frammenta questa cometa con delle linee verticali possiamo estrapolare i primi quattro numeri nella loro configurazione originaria.

  
  

I numero uno è una semplice stanghetta che dalla posizione orizzontale passa a quella verticale. Se scriviamo il numero 2 e numero 3 con le stanghette in oggetto in modo tale da non staccare la penna dal foglio si concretizzano gli attuali numero 2 e 3. Diverso discorso è per il numero 4 che in parte può essere visto con la stessa analisi per i numeri 2 e 3 ovvero sono 4 stanghette a forma di croce che formano il numero 4 se non si stacca la penna dal foglio. Nel simbolo originario del numero è presente una parte originale sopra alla croce. Questo cappello forma una croce generale a tre bracci indicando il passaggio dalla nostra natura tridimensionale a quella della quarta dimensione indicata dalla croce generata dal braccio inferiore. La quarta dimensione è il tempo ed è un aspetto che affascina ancora tutt’oggi. Il numero 4 è come se fosse il numero che in sé raggruppa i precedenti, un po' come l’8 rispetto ai suoi tre precedenti come vedremo successivamente. I primi quattro numeri rappresentano il primo tempo di questa visione generale. Il secondo, indicato in blu, è chiamata “il cratere” ed è composto da linee curvilinee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.3 il cratere, i numeri dal 5 al 8, il secondo tempo

 

Si può dire che segue lo schema di scrittura giapponese chiamato “hiragana”. Il cratere si genera attorno ad una grande aspirale gialla e la sua frammentazione compone i numeri dal 5 al 8. Questi numeri rappresentano rispettivamente una deviazione, una rottura, una conversione e una correzione dalla aspirale gialla. I numeri dal 5 al 7 sono ben delineati, mentre l’8 si genera dal punto finale del 7, riprendendo il punto di rottura del 6 e ritornando al punto iniziale del 5. Il numero 5 e 6 possono essere visti anche come “katakana” in quanto il 5 è formato da 5 stanghette e il 6 da 6 stanghette. Questa caratteristica dei numeri da 1 a 6 indica che sono le 6 dimensioni legate all’essere umano che arriva infatti alla deviazione e rottura. La conversione e la correzione invece sono su un piano divino come d’altronde la creazione stessa indicata dal numero 9. I quattro numeri da 5 a 8 rappresentano il secondo tempo. La spirale gialla rappresenta il numero 9 e si genera dal punto centrale della croce del numero 4. La spirale genera alla fine un grande cerchio finale che ingloba tutti i disegni e simboli descritti.

In generale la spirale aurea rappresenta la linea della vita. Può essere letta sia dal punto di vista personale che universale. Il secondo tempo sono tutte le volte che noi usciamo da questa linea limpida, perfetta e vera che è la spirale. La storia infatti è una sorta di grande frattale complesso composto da spirali auree e da innumerevoli secondi tempi. La spirale gialla è la volontà di Dio seguito dai suoi angeli e dai suoi santi. Essa si genera dal centro del punto 4 e ritorna al principio. Il primo tempo può essere visto come la storia dell’uomo prima del ritorno di Gesù. Il numero 4 significa attesa. È lui stesso la cometa che indica l’avvento del suo ritorno in cui si proclamerà il suo regno millenario di pace. Dal punto di vista fisico, i numeri rappresentano le dimensioni fisiche che abbiamo raggiunto. Noi siamo infatti a cavallo tra la terza e la quarta dimensione. E prima che la quarta dimensione raggiunga la sua completezza si genera la spirale aurea che è sempre esistita ma gli uomini non la vedevano chiaramente. Gli uomini prenderanno piena consapevolezza delle altre dimensioni e sarà tutto più chiaro e sincero.

I numeri sono le lettere che l’universo usa per parlare con noi. Quando applichiamo i numeri a materie umanistiche facciamo un salto di evoluzione importante come dalla metafisica alla fisica, dall’alchimia alla chimica, come dalla storia a…la storia può essere una materia scientifica? Questa è una domanda provocatoria.

Il linguaggio matematico ha segnato la storia, ma quale è stato il primo linguaggio utilizzato dall’uomo? Adamo è stato chiamato a dare un nome a tutte le cose e che linguaggio si parlava nel popolo unito sotto la torre di Babele? Molti dicono l’aramaico, ma noi ipotizziamo un linguaggio più sorprendente, un linguaggio che attualmente è presente nel popolo degli aborigeni australiani. È un linguaggio in cui le persone percepiscono le emozioni e i pensieri dell’altro. È lo stesso linguaggio che permise ad un serpente di parlare con una donna. Lo stesso che usava San Francesco per parlare con gli animali. È un linguaggio dell’anima, innato negli uomini, ma molto pericoloso perché mette in condivisione una coscienza collettiva che purtroppo si incanala facilmente nel male come è successo in passato come la Bibbia sottolinea nel periodo prediluviano. Un periodo dove esistevano persone famose e come potevano essere famose se non c’erano gli strumenti mass-mediatici che abbiamo sviluppato solo in un secondo momento? Anche questo discorso è puramente provocatorio. Lo scopo del nostro discorso è quello di mettere in luce che il linguaggio non è solo quello verbale o scritto, ma esiste anche quello matematico e tanti altri. Nel mondo della comunicazione il verbale incide il 7 % mentre il paraverbale il 35%, il 58% è il linguaggio cinestesico, il linguaggio del corpo con tutta la parte emotiva. Su questo 58% che un linguaggio che chiamiamo dell’anima ha una maggiore influenza e si può pensare che questo sia il linguaggio originale che utilizzavano gli uomini.

Per questo nel manifesto abbiamo scritto di “un linguaggio scorre come nei primi giorni” e il sotto titolo “ritorno alle origini”.

Sapere le nostre origini ci aiuta a capire meglio noi stessi, ma in generale sapere la genesi degli argomenti che trattiamo ci aiuta a capirli meglio.

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